Ondra in vetta a Dawn Wall dopo il Big Pusher

Ce l’ha fatta: Adam Ondra, partito il 15 novembre per il Big Pusher il giorno 22 è uscito in vetta dopo aver superato in libera tutti i tiri di Dawn Wall.

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Ad attenderlo c’era la banda a stelle strisce dei pompieri di Sacramento che suonavano Lucy in the Sky with (Black) Diamond (LSBD). Con questo storico hit dei Beatles si è voluta così ricordare la stagione d’oro dell’arrampicata in Yosemite, quando la generazione Think Pink stazionava in parete per settimane e settimane, facendo viaggi verticali, sia fisici che mentali, a base di LSD.

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Tutta la comunità degli arrampicatori ha seguito, giorno per giorno, tappa dopo tappa,  con affetto e trepidazione la scalata di Adam, che, nessuno nutriva dubbi, sarebbe stata coronata dal successo.

Arrampicate notturne, illuminate dagli elicotteri in volo con proiettori da 2000 Watt che diffondevano a tutto volume drum&bass underground della West Coast;

migliaia di metri e centinaia di salite e discese sulle corde fisse con il supporto degli argani a manovella azionati dai boscaioli del Parco e dai numerosi fans festanti presenti in valle e giunti da ogni angolo del pianeta;

sette paia di scarpette numero 34, per lui che porta 43, strette e dolorose, con le suole rifinite al tornio e riprofilate al raggio laser per poterle meglio spalmare sulle microtacche e gli svasi del granito Californiano;

14.600 tonnellate di rinvii, distribuiti su tutta la parete, alcuni dei quali utilizzati per appendere macchinette Nespresso What Else? e refiller di Pepsi Cola Light con molto giaccio per le giornate calde;

pericolosissimi run-out sul 7c+ protetti con le attach plastificate multicolore dell’ufficio di papà;

Jacuzzi appese a 800 metri di altezza, con idromassaggio alle acque di sorgente, sigari cubani, strisce di magnesite e prostitute portoricane, per sentirsi finalmente “Lo Scarface che viene dall’Est”;

cliffhangers tenuti fermi sulla parete con lo Scotch o con il Bourbon (ma si sa, Adam preferisce il Single Malt);

faticosissime e stressanti dulfer su aleatorie fessurine lunghe 140 metri di grado 8b+ o su fessuroni off-width larghi fino a 5 metri, protetti incastrando carrelli elevatori e altri macchinari per uso industriale, avvoltolati con cordini da 15 metri;

pelle consumata dai micro cristalli e ricostruita in poche ore con speciali e rivoluzionari unguenti, preparati nei laboratori clandestini della ex Unione Sovietica a base di cellule staminali, uranio 235 e proteine sintetiche, già in uso ai ginnasti della DDR;

lanci di 14 metri in orizzontale tra una tacca e l’altra, con sbandierate, circonvoluzioni di 360 gradi, avvitamenti, doppi carpiati e tripli tolup;

formose donnine in bikini che annunciavano l’assalto al prossimo tiro, come negli incontri di boxe;

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grandi velieri dalle fauci infuocate, rinoceronti rossi e dinosauri alati che gli svolazzavano intorno durante i tentativi lanciando stelle filanti argentate e incitandolo al grido  Ola! Ola!;

skateboard in carbonio a 12 ruote per fare qualche flip trick e qualche loop slegato sulle strettissime cenge (visto che ce no sono tante…)

brevi ma comodi riposi sul portledge, trascorsi tra una minestrina nutriente, qualche Twix  da fame chimica, una intervista via satellite con la stampa internazionale, una foto per gli sponsor e qualche ora di sonno leggero;

e tanta, tanta classe e determinazione.

Questi gli ingredienti della salita che ha portato il fortissimo fuoriclasse ceco ad essere il primo uomo al mondo ad aver percorso integralmente in libera questa via che è ormai da considerarsi a tutti gli effetti una cult route  del ventunesimo secolo.

Di ritorno in valle, le Cheersleaders hanno fatto una grande festa: divise in due gruppi, le biondine si dedicavano a balli e coreografie, che includevano anche eleganti trazioni e sensuali sospensioni con l’ombelico scoperto sui rami degli alberi, mentre le morette massaggiavano dolcemente i piedi di Adam come delle gheishe giapponesi . «È stata un festa meravigliosa» ha detto Ondra ringraziando tutti e sorridendo con le guance sporche di rossetto, come i campioni del Giro d’Italia.

Dalla Colombia, il cartello di Medellín ha fatto sapere di voler reclutare Ondra tra i suoi testimonial mentre il senatore Gasparri dall’Italia, pur apprezzando il gesto sportivo, ha dichiarato «Siamo contrari alla cultura dello sballo».

Adam invece rimane concentrato sui suoi progetti «Ora voglio tornare a casa per andare dal mio podologo a Brno. Ma il mio grande sogno è quello di tornare e finalmente scalare questa via in sole 24 ore, in libera, in stile alpino e senza mai cadere. Sempre che non mi facciano l’antidoping!»

Obama a Kalymnos: «Gli USA vicini alla climber community»

La stampa greca ci informa che il presidente  americano Barak Obama si è recato nell’isola di Kalymnos per un breve periodo di riposo prima degli impegnativi incontri europei ad Atene e Berlino (non ci crederete ma è vero: http://axinios.blogspot.ro/2016/11/blog-post.html?m=1) . È stata l’occasione per gustare le specialità locali preparate dal suo amico chef Andrew Zimmern, per scalare qualche via ad Arginonta con la guida  Bear Grylls (che fiero ha postato il suo selfie su Twitter) e per fare il punto della situazione sull’arrampicata dopo l’elezione di Trump.

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«Non ci sono discontinuità rispetto al passato  – ha dichiarato a cena davanti ad un bicchiere di retsina – gli USA sono sempre stati e continueranno ad essere vicini alla comunità globale dei climber».

Incalzato dagli scalatori vicini di tavolo, intenti a mangiare i soliti calamari gommosi, Obama ha detto, a proposito della durissima campagna elettorale che ha visto Hillary Clinton soccombere nei confronti di Trump, che entrambi i candidati, pur con sottili differenze, sostengono lo sviluppo di questo meraviglioso sport.

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«Ho parlato a quattrocchi con il nuovo presidente Trump che mi ha confermato che aggiungerà lo strapiombo al muro di confine tra California e Messico: una muraglia per il bouldering lunga più di 700 miglia. La chiameremo MexoBlocco e sarà la più grande struttura artificiale per l’arrampicata mai vista sul pianeta di cui beneficeranno i boulderisti di tutto il mondo. Abbiamo già messo a punto i particolari: sul lato statunitense ci sarà un boulder problem ogni 10 metri, 160 per miglio, per un totale di oltre 100.000 blocchi, tutti da liberare.  Le difficoltà saranno di ogni tipo, dal 6a in su e sarà sicuramente una gran festa. Sul lato messicano invece Trump preferisce far tracciare solo blocchi molto duri, 7c minimo, e per rendere tutto più divertente e adrenalinico, farà scavare sotto il muro un largo fossato con i piranha, animali che si trovano molto bene nel caldo clima del sud della California, specialmente se alimentati con carne fresca. Il governo messicano ha già prenotato la struttura per i campionati nazionali».

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Il muro tra Messico e USA: 700 miglia di boulder

Durante la visita a Kalymnos ci sono stati però anche momenti di tensione, sempre tenuti sotto controllo dagli angeli custodi della security di Obama. Alcuni profughi siriani, presenti sull’isola dal marzo scorso, data dell’accordo UE – Turchia, hanno duramente contestato il presidente. «Fuggiamo dalla Siria per andare a fare qualche tiro duro in Frankenjura, ma non ci lasciano passare. Siamo stanchi delle pinzate sulle tufas di Kalymnos!» hanno gridato al Presidente al grido di Monoditi! Monoditi!

«Capisco la loro rabbia, ma la nostra amministrazione ha fatto molto per i climber del medio oriente. Grazie alle politiche messe in atto dal Segretario di Stato Hillary Clinton, abbiamo creato molte opportunità. Nuove aree boulder sono nate sia in Siria che in Libia, e ora i nostri amici mediorientali possono scalare tanti nuovi blocchi, a Damasco come a Mosul, a Tripoli come a Misurata, e possono godere di tantissime nuove aree dove praticare questa disciplina».

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La vasta area boulder a Damasco (Siria) fortemente voluta da Hillary Clinton

Obama ha aggiunto che Trump gli ha assicurato che, grazie agli accordi con la Russia di Putin, la politica americana di diffusione del bouldering sarà estesa anche ad altri paesi dell’area e si è detto certo che su questo punto il neo-presidente potrà godere dell’appoggio dell’opposizione.

Prima di ripartire, Obama si è recato ad Arginonta per provare l’ebrezza degli sport estremi, mentre Michelle negoziava con il vecchietto della spiaggia 50 dollari per due ore su un lettino sporco e fatiscente. Barak visibilmente emozionato dopo aver liberato il suo primo 6b, ha confessato «Credo proprio che continuerò. È bello essere i padroni del mondo, ma la soddisfazione di fare una bella libera, credetemi, non ha eguali!»

Ondra cade a vista sul Nose. I complottisti «Scie chimiche»

La longa manus del Complotto si stende sul fallito tentativo di Adam Ondra di salire il Nose a vista.

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Il Nose la mattina del tentativo di Adam Ondra

Parlando di questa sua scalata, Adam racconta che, fin dalle prime luci dell’alba, aveva visto il cielo californiano cosparso di stranissime scie bianche nel cielo. «Credevo fosse la condensa della magnesite che esce dal sacchetto quando sgrulli nei riposi» ha detto. Per nulla intimorito, Ondra è dunque partito con il suo papà per la libera, ma già sulle prime difficoltà ha sentito prese e appoggi per i pedi molto scivolosi, proseguendo comunque la sua salita on sight senza interruzioni. Arrivato al tiro del Great Roof, ha sentito le sue mani letteralmente sguisciare dalla microfessura di questo difficile tratto ed è caduto. «Mai fatta una via con le prese così viscide» ha detto incredulo ai giornalisti in conferenza stampa. «Impossibile – ci dice Lynn Hill, protagonista della storica prima libera nel 1993  – l’aderenza su quella via è semplicemente  perfetta».

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Adam in sosta nei primi tiri del Nose, prima di arrivare al Great Roof

Ma la storia non finisce qui. La visione delle foto relative alla salita diffuse in rete, ha incuriosto alcuni sostenitori della teoria del complotto delle chemtrails, le famigerate scie chimiche, che si sono così recati nei giorni immediatamente successivi in California per effettuare delle analisi. I risultati sono sorprendenti: è stata infatti registrata sui prati alla base della parete una quantità abnorme di diversi grassi tra cui l’acido pollico, estratto dai pezzi di Kentucky Fried Chicken, l’acido hamburgolico, derivato dagli scarti dei McDonalds californiani, e l’acido lattico, di facile reperimento in quanto contenuto negli avambracci di tutti gli scalatori del mondo, indifferentemente dal grado e dai giorni di riposo. Secondo i teorici del complotto, questi materiali sarebbero stati irrorati sulla zona nella notte immediantamente precedente al tentativo.

«Assurde illazioni: – rispondono le fonti ufficiali del Governo americano dopo la pubblicazione di questi risultati – il parco di Yosemite è una delle mete preferite per le gite della domenica con grigliate a base di hamburger, salsiccie e pollo. E per quanto riguarda l’acido lattico, di solito cola fino a terra a fine giornata dalle fessure svase, che lo assorbono per osmosi dalle braccia dei climber. Niente di strano che si sia trovato del grasso sul prato o sulla parete. Rassegnatevi – ha aggiunto il portavoce con un filo di nazionalismo – su quella roba lì, Caldwell è più forte di Ondra».

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Sempre secondo i complottisti, sarebbe stato il KGB, ancora presente in Repubblica Ceca dopo oltre 25 anni dalla caduta del Muro, a spingere Adam a organizzare un viaggio in Yosemite per affermare l’egemonia dei paesi dell’ex Patto di Varsavia anche nel settore del climbing, ormai sempre più strategico sullo scacchiere internazionale. «Nei piani del KGB una salita a vista della storica via, avrebbe cancellato le imprese di Lynn Hill, che l’ha salita in libera nel 1993 e quelle, sempre in Yosemite, più recenti di Tommy Caldwell su Dawn Wall, che hanno portato troppa celebrità e lustro all’alpinismo imperialista americano» ha dichiarato un loro informato rappresentante. Come dargli torto?

E mentre le diplomazie internazionali prendono posizione su questo delicato tema, Ondra dichiara con ingenuità: «Io non credo al complotto. Se sono caduto, devo solo allenarmi di più. D’ora in poi metterò il grasso della motosega di papà sul mio pangullich!»

Occultamento di calcare: arrestato il mago Silvan

La procura di Belluno ha emesso un ordine di arresto per il mago Silvan, il noto prestigiatore e illusionista, ormai ottantenne, con gravissime accuse, tra cui quella di occultamento di calcare. Secondo i PM, il prestigiatore, durante uno dei suoi spettacoli, avrebbe fatto scomparire nel suo Baule dei pezzi di calcare, non dichiarati al fisco.

La guardia di finanza, che ha sequestrato il Baule, ha trovato anche altri corpi di reato che potrebbero aggravare pesantemente la posizione dell’indagato, tra cui pezzi di Eternit, materiale la cui detenzione è ormai vietata da anni, e un paio Pinne Gialle, di cui si cerca di identificare la provenienza.

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Alcuni assidui frequentatori degli show di Silvan, sostengono che in passato l’illusionista si era sempre limitato a far scomparire colombe e fazzoletti di seta nel cappello a cilindro. «Al massimo – ci dice uno di loro – abbiamo visto scomparire conigli o qualche orologio sportivo. Ma non abbiamo mai visto né calcare, né Pinne Gialle, né Eternit. Noi che lo seguiamo da anni siamo certi della sua onestà e abbiamo piena fiducia nella magistratura che appurerà la verità».

Dalle indagini preliminari risulterebbe che il prestigiatore utilizzasse il suo Baule per trasportare beni di lusso in Svizzera e depositarli in  cassette di sicurezza intestate a dei prestanome. Da qui, i suddetti beni sarebbero poi stati immessi sul mercato nero internazionale realizzando così ingenti plusvalenze. Le quotazioni internazionali dei pezzi di calcare e Eternit e delle Pinne Gialle, sono infatti cresciute negli ultimi anni fino a toccare somme da capogiro.  Secondo la SIKA (Society for International Kazzar Advocacy), i beni oggetto di sequestro sarebbero oggi utilizzati dal crimine organizzato per vari scopi, tra cui tirare i sassi a quelli che non scalano trad, avvelenare con l’amianto gli ambienti dei climber, e, per quanto riguarda le sgargianti Pinne Gialle, immergersi nei propri sogni, ma sempre ben visti dalla superficie.

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Mago Silvan: Contrabbando di Eternit

Pare inoltre che, per evitare i controlli doganali al valico di Chiasso, il mago Silvan,  che nonostante l’età si mantiene in perfetta forma, scalasse ripidissime pareti di roccia senza utilizzare alcuna protezione o addirittura togliendole, dove queste erano presenti, sempre in Bilico tra la vita e la morte. A conferma di ciò, alcuni alpinisti testimoniano di aver visto uno scalatore equipaggiato con maschera, boccaglio e Pinne Gialle trasportare sulle spalle un voluminoso Baule.

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Il Mago Silvan, all’attacco della via trad che lo porterà in Svizzera

L’emittente Sky è stata la prima a denunciare i possibili gravi illeciti, seguita da altre rinomate testate che hanno, a quanto sembra, anche fornito inconfutabile materiale fotografico, ora al vaglio della magistratura.

Silvan, dalle pagine dell’Houdini-blog, sito di riferimento per la magia e l’illusionismo, si difende come un vecchio leone, dicendo di essere vittima di un complotto e a sua discolpa mostra alcuni SMS contenenti offese e minacce. «Mai occultato calcare, mai commerciato in Eternit, mai indossato Pinne Gialle. La mia storia lo dimostra: dopo ogni magia ho sempre rimesso tutto a posto».

Intanto il pubblico si divide tra innocentisti e colpevolisti e molti di loro vorrebbero porgli la seguente domanda:

Mago Silvan, ci hai fatto sognare con i tuoi giochi di prestigio per tutta la vita, ci hai sbalorditi facendo scomparire, fin quasi all’estinzione, milioni di conigli e di colombe bianche, ci hai estasiati tagliando a pezzi le tue belle partner  in body attillato e paillette, per poi ricomporle, più belle e splendenti di prima, sotto i nostri occhi increduli: ebbene, c’era proprio bisogno, alla tua età, di imbarcarti in una simile storia?

Riforme costituzionali: Boschi: «L’italia è una Repubblica fondata sul lavorato»

A poche settimane dal referendum, si fa sempre più caldo il dibattito sulle riforme costituzionali a cui ha alacremente lavorato il Ministro Boschi.

Il progetto di revisione costituzionale ha impegnato le forze politiche in Commissione Affari Costituzionali, fino a raggiungere un accordo sul testo che, sarà sottoposto al giudizio del Popolo.

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Tra le più importanti modifiche proposte c’è quella relativa all’articolo 1 della nostra Costituzione repubblicana che, nella nuova versione recita Art. 1. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavorato.

Su questo articolo c’è stata battaglia in commissione: il relatore di opposizione ha dichiarato: «I padri costituzionali volevamo realizzare a vista Repubblica Democratica, il 9b nella falesia di Monte Citorio, nato dalla connessione di altre due vie. Come tutti sanno, Craxi è caduto sul primo tratto duro, quello in comune con Tangentopoli (8b), anche per colpa di Antonio Di Pietro che faceva sicura e non ha dato corda al momento giusto. Al secondo tentativo siamo caduti a metà, sul tratto in comune con Bunga Bunga, l’8c+, duro e sempre umido. Berlusconi non è riuscito a tenere il monodito rovescio, nonostante avesse già realizzato senza troppe difficoltà un’altra via di riferimento della falesia, Viagra, l’8c di strapiombo tutto su monoditi. Con Renzi siamo ormai arrivati al terzo tentativo e noi sosteniamo che si tratta non più di lavorato ma di super-lavorato. Quindi l’Art. 1 dovrebbe secondo noi essere: L’Italia è una Repubblica fondata sul super-lavorato».

Il costituzionalista Zagrebelsky su questo punto ha dichiarato sconsolato ai nostri microfoni: «I Francesi hanno fatto Repubblica Democratica a vista e noi siamo qui ancora a parlarne dopo 60 anni».

Importante è poi il capitolo sull’abolizione del Bisalismo Perfetto. «Fino ad oggi – ci dice il relatore Boschi – era necessario allenarsi prima nella Sala Alta, per scaldarsi, e poi nella Sala Bassa per i boulder. Pensiamo che oggi il modello del Bisalismo perfetto sia superato e proponiamo quindi l’abolizione della Sala Alta».

Immediate le proteste del Movimento 5 Spit che, per bocca della senatrice Taverna dice: «È un complotto nei confronti dei cittadini, sostenuto dalla stampa di regime: cancellare la Sala Alta significa depenalizzare tutti i reati di cui si sono resi protagonisti i politici del PD. Sono ben 178 gli amministratori PD indagati perché si sono tenuti ai rinvii e 23 sono quelli già condannati perché hanno chiuso la via lanciando in catena! È una vergogna!»

Ancora incerta la data del referendum e su questo punto il presidente Renzi è stato chiaro: «Fine novembre o inizio dicembre per me è lo stesso: se arriva un po’ di freddo, ci sarà comunque una bella aderenza e avremo più chance di realizzare Repubblica Democratica, specialmente sugli svasi in uscita, e rilanciare così il paese. Spero di passare indenne i primi due tratti, dove sono caduti Craxi e Berlusconi, e poi ce la vedremo sugli ultimi metri. Una cosa è certa: se cado ancora sotto la catena me ne vado veramente».

E sembra che, a seguito di queste dichiarazioni, sia già cominciata la corsa a mettere il grasso sulle prese.

Carpenteria d’Abruzzo: nuova chiodatura a Roccamorice.

La nostra redazione è stata informata che la storica falesia di Roccamorice in provincia di Pescara, con le sue oltre 220 vie,  è stata completamente riattrezzata in gran fretta la notte scorsa dopo le polemiche dei giorni passati.

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Era infatti appena apparsa la notizia che il sindaco della nota località abruzzese alle pendici della Maiella, aveva intimato ad alcuni arrampicatori locali di interrompere l’opera di sostituzione delle vecchie protezioni. «In caso contrario ci denuncerà ai carabinieri» dicono i gestori della pagina Facebook del gruppo Arrampicare a Roccamorice. E continuano: «Non è nostro compito giudicare il lavoro di manutenzione svolto fin ora né usurpare il ruolo di nessuno. Noi vogliamo solo evitare di rischiare gravi infortuni, se non la vita, arrampicando».

Il sindaco Alessandro D’Ascanio, per tacitare le polemiche ha subito preso l’iniziativa e ha incaricato Il Manutentore, di riattrezzare tutte le vie con chiodi da carpenteria 16 x 60 a testa piana. Dopo attente analisi sui materiali, Il Manutentore ha infatti preferito questo tipo di chiodi a quelli da tappezziere, in quanto più lunghi e con testa più larga.

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I chiodi utilizzati per la richiodatura della falesia di Roccamorice

Interrogata in merito, la direzione tecnica dell’ufficio del Comune di Roccamorice, ha assicurato che il materiale utilizzato è tutto omologato UIAA. Molti abitanti del luogo affermano infatti di aver udito per tutta la notte i tecnici del comune che durante gli accurati test, continuando a darsi le martellate sulle dita, urlavano continuamente UIAAAAA!!! Il personale addetto, sostiene che, a parte qualche unghia nera, tutte le fasi di collaudo hanno dato esito positivo.

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Piccoli ma dolorosi incidenti durante il collaudo de materiale: UIAAA!!!

In poche ore, Il Manutentore, equipaggiato con guanti e martello, ha effettuato il lavoro a regola d’arte. Gli stessi Carabinieri, accompagnati dalla G.D.F, hanno ispezionato stamane la falesia ed hanno assicurato che il lavoro svolto permette ora di visitarla e fotografarla in piena sicurezza. Sull’arrampicata invece, il Sindaco conferma che tutti coloro chi si avventurano su queste pareti con corda e moschettoni, lo fanno a proprio rischio e pericolo.

Per quanto riguarda le soste, laddove queste erano danneggiate, il sindaco ha provveduto alla loro sostituzione con comode ed ampie piazzole di sosta (panchine, tavoli per il picnic e cestini). «Finalmente gli arrampicatori la smetteranno di dire che a Roccamorice le soste non sono sicure» ha fieramente dichiarato il Sindaco. In effetti ora i visitatori potranno fare una sosta per ammirare le pareti senza problemi e in piena sicurezza.

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Le nuove soste, il massimo della sicurezza

Nelle zone dove i lavori non sono ancora terminati, l’amministrazione locale ha poi provveduto a installare idonea segnaletica, con un apposito divieto di sosta. A questo proposito il sindaco ha dichiarato «Assistiamo alle lamentele di coloro che senza sosta sostengono ed insistono nel voler sostare sulle soste già sistemate senza sottostare all’assistenza delle associazioni che sistematicamente sistemano i sistemi di sicurezza. Siamo già nella sesta fase di assestamento». Lucidi ragionamenti di un amministratore illuminato, che la nostra redazione condivide in pieno.

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Abbiamo chiesto all’intraprendente sindaco di Roccamorice quali sono i motivi di questa lodevole iniziativa di riattrezzatura della falesia.

Alessandro D’Ascanio: L’iniziativa è nata appena 17 anni fa, nel 1999, quando sono stati riattrezzati a cura del Manutentore e a spese del questo Comune alcuni itinerari di arrampicata.  Nei 17 anni  trascorsi da allora, Il Manutentore ha continuato la sua attività, pianificando moltissimi lavori e facendone soltanto uno: la riscrittura dei nomi di alcune vie con la vernice.

Nando Zanchetta: Gli arrampicatori dicono tuttavia che molte vie rimangono pericolose e che Il Manutentore utilizza materiali non idonei.

Alessandro D’Ascanio: L’arrampicata è di per se uno sport pericoloso ed è nostra intenzione ridurre o se possibile eliminare  del tutto i rischi legati a questa attività. A questo scopo invitiamo gli arrampicatori a venire a Roccamorice con panini e birra  e a sedersi sulle nostre nuove piazzole. Del resto, anche un giorno senza scalare si potrà pur vivere! O no?

 Nando Zanchetta: Grazie signor Sindaco.

Alessandro D’Ascanio: Grazie a lei, dottor Zanchetta.

 

 

 

Vernice rossa al Gran Sasso. Gli autori «Ci quotiamo in borsa»

È di poche ora fa la notizia gli attivissimi membri di  Somma Trekking, un’associazione di escursionisti con sede a Somma Vesuviana, hanno disseminato il sentiero della via Normale di salita al Corno Grande, la vetta più alta del Gran Sasso, di marchiature rosse con il logo e il nome dell’associazione stessa.

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I commenti, quasi tutti fortemente critici, hanno subito cominciato a impazzare in rete, soprattutto sulla pagina Facebook dell’Associazione che al momento della pubblicazione del presente articolo risulta ancora chiusa.

La nostra redazione ha voluto fare una visita sul sentiero per verificare la situazione reale ed ha constatato che i danni non sono poi così gravi: delle 19.772 pietre di superficie reperibili sul sentiero, solo 1.851 sono state marchiate, con una quota che resta quindi sotto il 10%. I periti che ci hanno accompagnato hanno stimato l’uso di non più di 400 bombolette spray, per un totale di 80 kg di vernice. Gli stessi periti ci hanno confermato che, rispetto ad altre opere di interesse nazionale come per esempio la portaerei Garibaldi, la vernice utilizzata sul sentiero, rappresenta una quota piccolissima, specialmente  se pensiamo che il sentiero copre oltre 900 metri di dislivello mentre la Garibaldi è lunga solo 180 metri.

Viste le polemiche che questa azione ha generato, abbiamo voluto intervistare il presidente dell’Associazione Somma Trekking per sentire le sue ragioni. Il presidente, visto il clima che si è creato intorno a lui, ci ha detto di voler mantenere l’anonimato e pertanto useremo un nome di fantasia.

Nando Zanchetta: Presidente Svernicio, chi ha avuto l’idea di pitturare tutto il Gran Sasso?

Gaio Svernicio: L’operazione è stata ideata e coordinata dal dipartimento di marketing della nostra Associazione. Lo scopo è quello di migliorare la brand awarness di Somma Trekking tra gli appassionati dell’outdoor per poi arrivare nel più breve tempo possibile alla quotazione in borsa della nostra l’Associazione. Standard & Puzz che cura il collocamento ci ha dato un range di quotazione tra i 300 e i 500 euro crediamo che questa possa essere un’opportunità’ di crescita economica per la nostra realtà locale.

NZ: Questo è l’unico criterio che via ha ha guidati?

GS: No, c’è anche la questione sicurezza: molti dei nostri associati, hanno avuto problemi di orientamento sul sentiero. Cito un episodio: un anno fa un nostro gruppo sponsorizzato dalla nota casa di limoncello Villa Massa, si è smarrito nella nebbia e siamo dovuti intervenire con le jeep. Per fortuna l’alto volume delle radio con gli hit di Gigi D’Alessio ci ha facilmente guidati fino a loro, altrimenti sarebbe potuta succedere una disgrazia. Probabilmente le borracce con la bevanda gialla che lo sponsor ha distribuito a Campo imperatore non hanno contribuito a facilitare la capacità di orientamento degli escursionisti,  ma resta il fatto che il sentiero è pericoloso, pieno di pietre e, pensate, in alcuni tratti è addirittura in salita. Problemi ai quali abbiamo voluto mettere mano.

NZ: Alcuni sostengono che si tratti di uno scempio.

GS: Non siamo d’accordo. Il logo è stato disegnato da Ciucciaro e ha un suo stile sobrio ed elegante, come i botti a Forcella a Capodanno.

NZ: Alcuni vi chiedono di riparare il danno e di porgere le vostre scuse. Cosa
risponde?

GS: Se parliamo di danni ambientali a questo punto la domanda è: inquina di più la vernice o il solvente per toglierla? No, crediamo che le aquile e le marmotte, numerosissime in quelle zone, non meritino di dover ingerire i solventi anti-vernice. E poi la quotazione in borsa andrebbe a farsi benedire! Quanto alle scuse, riteniamo di aver fatto opera meritoria. Quindi… Ciaone.

Zuckerberg: «Facebook entra nel ricco mercato del Climbing»

Mark Zuckerberg, il plurimiliardario americano fondatore e padrone di Facebook, durante una conferenza stampa tenutasi a Menlo Park (California) ha dichiarato di volere entrare nel mercato online dell’arrampicata e delle attività ad esso connesse.

«Crediamo che l’arrampicata sia una delle attività con le maggiori prospettive di sviluppo al mondo e quindi vogliamo investire in questo settore. Dopo l’acquisto di Whattsapp per 19 miliardi di dollari, vogliamo concentrarci sulle applicazioni online dedicate ai mercati verticali e quello dell’arrampicata è sicuramente il più promettente», ha dichiarato Zuckerberg. «Decine o addirittura centinaia di utilizzatori che si scambiano consigli e informazioni su questa o quella via, su come tenere una tacca, o su dove fare il knee-bar sono una ricchezza che vogliamo valorizzare».

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La notizia giunge a pochi giorni dalla comunicazione [e questa è l’unica cosa vera in questo articolo] da parte del gestore del sito di arrampicata http://www.climbook.com che la stessa Facebook inc. avrebbe intimato al sito stesso la chiusura immediata per violazione del copyright sul nome del dominio. Secondo il parere degli avvocati il dominio climbook.com danneggia Facebook e può ingannare gli utenti, a causa dell’assonanza del suffisso book. Lo stesso approccio sembra che sia stato applicato ad altri siti ispirati a verbi di successo come wake-upbook.com, il portale di quelli che si svegliano la mattina, eatbook.com, dedicato alla minoranza di umani che mangia, sleepbook.bed, un social da consultare nel sonno, breathbook.air, per la community di quelli che respirano e pissbook.wc, il noto sito dedicato alla community, sempre più ampia, di coloro che pisciano.

Il sito climbook.com, nato nel 2008, è utilizzato da molti arrampicatori italiani, per registrare le vie di scalata già percorse e tenerne così memoria.

In effetti, recenti studi di mercato hanno confermato che la base di utilizzatori di circa 3000 utenti che utilizza il sito, è in continua crescita e potrebbe  raggiungere nel 2030 l’incredibile quota di 5000 utenti. È ovvio quindi che questi numeri facciano gola al gigante Californiano, che, con circa 1,7 miliardi di utenti, capitalizza ormai 330 miliardi di dollari.

Ambienti legati all’intelligence sostengono che dietro alla scelta di Zuckerberg ci sia in realtà la CIA, e che la decisione sia legata alle opzioni strategiche di supremazia planetaria che gli Stati Uniti intendono svolgere nei prossimi decenni e la base dati di climbook sarebbe in questo senso un asset senza paragoni. Le fonti citate assicurano che «conoscere i movimenti di Invidia al Grottone, sapere quante persone l’hanno fatta a vista o flash, o avere la statistica dei tentativi su Piccoli Gesti, costituisce, nell’attuale scacchiere internazionale, un vantaggio strategico di incomparabile valore. Lo Stato Islamico avanza e prima o poi ci ritroveremo le forze del male a Andonno a liberare i nostri 9b, magari a vista, solo perché hanno letto i movimenti su Climbook. A quel punto l’occidente sarà fottuto! Fermare la divulgazione dei segreti delle vie superlavorate non è più un’opzione ma un obbligo».

Zuckerberg ha anche annunciato di aver acquistato la newco che ha lanciato Candy Crashpad Saga, il nuovo gioco dedicato ai boulderisti che probabilmente diventerà virale nei prossimi mesi. L’utente deve cercare di salire i blocchi, tutti a forma di caramelle, senza cadere fuori del crashpad.

Preparatevi dunque alle notifiche Mark Zuckerberg invited you to play Candy Crashpad Saga.

Post Scriptum.

Mark, tu sei un ragazzo bravo  e intelligente e per questo hai tanti soldi. Così tanti che forse non sei più in grado di capire che nel mondo ci sono persone che fanno cose solo per passione. Non per soldi.

Se Climbook chiuderà, con le sue poche centinaia di utilizzatori, tu avrai forse protetto i tuoi interessi economici, ma avrai disprezzato la passioni di un gruppo di persone che non guadagna nulla da tutto ciò.

Facebook esiste, perché ci sono persone che condividono sulla tua piattaforma le loro passioni. Non disprezzarli. Potrebbe essere un errore.

Moro e Nardi: prima invernale al Campidoglio con le infradito.

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Roma. Giunge in redazione la notizia che, dopo le vicissitudini sul Nanga Parbat, Simone Moro e Daniele Nardi hanno scalato con le infradito il Campidoglio, realizzando così la prima salita invernale in ciabatte del colle romano, cuore della civiltà romana e antica sede del tempio di Giove Capitolino.

Pochi giorni dopo il ritorno dal Pakistan i due si sono immediatamente e indipendentemente recati nella capitale per questa importante realizzazione.

Simone Moro, arrivato il 19 marzo con l’intercity delle 19 e 34, ha  montato il campo base alla Pensione Flora (2 stelle) in via Giolitti, nei pressi della stazione Termini. «A parte qualche clochard che dormiva sotto i portici, la prima notte è passata tranquilla», ha dichiarato il forte bergamasco.

Nardi è invece arrivato lo stesso giorno ma con l’auto e, dopo averla lasciata al parcheggio a ore di Termini, ha montato il suo campo all’hotel Sette Re di Roma. «L’hotel non aveva ascensore e il mancorrente delle scale ha ceduto durante la salita al secondo piano. Sono precipitato per tutta la rampa fino al pianerottolo: non ho riportato danni fisici, ma ero sotto choc. Dopo una bella doccia e un filmetto sulla PayTV dell’albergo, mi sono rilassato e ho recuperato le necessarie energie per la scalata».

Il giorno successivo, dopo un cappuccino e cornetto al Caffé Trombetta, i due si sono recati di buon ora alla fermata del 64, dove hanno aspettato una finestra utile nell’affolamento mattutino per poter salire in autobus. «É dura aspettare l’occasione della tua vita a Piazza dei Cinquecento» ci rivela Nardi. «In quei lunghi momenti ho pensato ai grandi del passato: Bonatti, Messner, Kucuczka e questi pensieri mi hanno aiutato a sopportare la pioggia, il guano dei piccioni sui piedi nudi, lo smog, gli zingari che chiedevano soldi e il puzzo di urina dei vagabondi che dormono alla stazione.»

Alle 8 e 32 finalmente si apre un’importante opportunità alla Porta Centrale. I due, anche se è vietato salire dalla porta centrale, sono riusciti ad entrare nell’autobus, rischiando una pesante ammenda da parte degli unici due controllori che l’ATAC sguinzaglia sui 3700 km di linee pubbliche romane.

A questo punto sono cominciati i problemi seri. L’autobus, stracolmo di gente, procedeva molto lentamente: manifestazione sindacale a Piazza Esedra, lavori dell’ACEA su Via Nazionale, incidente con motorino sul selciato a Via Quattro Novembre, borseggiatori che infilavano le mani nelle salopette degli alpinisti per cercare il portafogli  e infine un vigile megalomane che dal pulpito di Piazza Venezia, contribuiva con grandi gesti e perentori ordini impartiti con il fischietto ad intasare il traffico ormai impazzito.

Solo alle 11 35 i due alpinisti sono riusciti ad arrivare ai piedi del Campidoglio per l’impegnativa parte finale della scalata.

Nardi aveva optato per la Diretta dell’Ara Coeli, più ripida e più lunga, ma certamente più elegante e remunerativa, mentre Moro intendeva salire per la Classica Scalinata del Campidoglio, meno tecnica e meno ripida, ma con la rischiosa asperità del Dioscuri Step, lo stretto passaggio tra le statue di Castore e Polluce, che se non è in condizioni, può mettere a rischio l’intera salita.

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In rosso la Diretta dell’Ara Coeli, in blu la Classica della Scalinata, con il temibile Dioscuri Step

In effetti, la via Classica era occupata da una trentina di gruppi di turisti giapponesi, russi, cinesi, tedeschi e americani nonché da un sit-in degli autisti dell’ATAC che protestavano per il blocco degli straordinari.

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Condizioni proibitive e autisti dell’ATAC sulla via Classica del Campidoglio

Era ormai pericolosamente tardi e i due, dopo un breve consulto, hanno capito che l’unica possibilità di successo era quella di unirsi e forzare la vetta lungo la Diretta all’Ara Coeli. Durante le concitate fasi di discussione sembrerebbe che Moro si sia offerto di pagare a Nardi metà della tassa del parcheggio a ore. «Non sono un mercenario, scalo per passione e anche se il parcheggio costa 4 euro l’ora non ho voluto soldi» ha dichiarato Nardi.

I due hanno quindi attaccato la via, confidando in una veloce salita. Purtroppo i cocci delle bottiglie di birra e il vomito sugli scalini lasciato dai tifosi ubriachi dopo il derby della domenica precedente, hanno dato qualche grattacapo agli alpinisti, equipaggiati solo con le ciabattine, senza ramponi e per giunta senza ombrello. «A causa della pioggia che ha reso scivolosi i gradini dell’Ara Coeli e del Ponentino romano che stranamente fuori stagione soffiava fortissimo a 8 km all’ora, abbiamo dovuto attingere alle nostre energie più recondite per averla vinta» ci confessa Daniele Nardi.

In quelle condizioni, solo la loro rigorosa preparazione e la sovrumana forza di volontà ha permesso a Simone e Daniele di giungere vittoriosi alle 13 40 sulla vetta. Pochi minuti per le fotografie di rito, sotto alla statua equestre di Marco Aurelio e poi i due hanno ripreso la discesa verso Piazza Venezia, dove sono arrivati alle 17 30, poco prima del buio, stanchi ma in buone condizioni.

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Simone Moro e Daniele Nardi in vetta, sotto al Marco Aurelio

Moro, forte del successo al Nanga Parbat,  voleva proseguire realizzando il concatenamento Piazza del Campidoglio – Visita ai Musei Capitolini, ma Nardi lo ha convito a rinunciare. «Il museo è molto grande e avremmo fatto tardi. E poi, da quando Renzi ha nascosto i bigoli alle statue greche, non è più così interessante».

Insomma, dopo i problemi sul Nanga Parbat, sembra essere scoppiata la pace tra i due forti alpinisti italiani, anche se qualcuno dice di averli visti litigare al ristorante a cena dopo la salita. Nardi urlava «Rigatoni con la pajata» e Moro ribatteva «No, non mi fido della pajata, voglio i bucatini all’amatriciana». Ma si tratta con tutta probabilità di voci infondate.

Complimenti dunque a Simone e Daniele per questa realizzazione, che li consegna definitivamente alla storia dell’alpinismo. E mentre Simone Moro gira il mondo tra conferenze e premiazioni, Nardi già pianifica le prossime salite: «L’anno prossimo andrò in ciabatte al Quirinale, in solitaria invernale e senza biglietto dell’autobus».

Circo Bianco: fuori Kitzbühel, entra Ovindoli.

La Federazione Internazionale Sport Invernali ha pubblicato il calendario per le gare di coppa del mondo di sci alpino per la stagione 2016-2017. Con sorpresa di tutti gli operatori del settore, è stata cancellata la tappa di Kitzbühel in Austria, che prevedeva ben 3 competizioni: una Discesa Libera, un SuperG e uno Slalom.

A fare le scarpe alla storica località austriaca è stata nientemeno che Ovindoli, emergente stazione sciistica dell’Appenino Centrale, in Abruzzo.

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Sembra che la sostituzione, del tutto inaspettata, sia avvenuta dopo l’annuncio che il comprensorio di Ovindoli, con i suoi 20 km di piste, sarà unito con quello altrettanto vasto di Campo Felice, per formare quella che il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso definisce la più grande stazione sciistica a sud delle Alpi.
(http://www.improntalaquila.org/2016/90190-90190.html)

Come per Kitzbühel, la gare di Ovindoli, oltre ad essere valevoli per la classifica di coppa del mondo, costituiranno un trofeo a se stante che sostituirà in tutto e per tutto l’ormai obsoleto Trofeo dell’Hahnenkamm. Si tratta del Trofeo dell’Arrostikinenhorn (Corno dell’Arrosticino), dal nome dei prelibati spiedini di carne di pecora alla brace, specialità locale apprezzata in tutto il mondo. L’elegante trofeo è stato coniato per l’occasione in oro zecchino dai maestri orafi di Scurcola Marsicana.

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L’Arrosticino d’Oro

Abbiamo incontrato il governatore D’Alfonso per parlare di questa interessante novità.

Nando Zanchetta. Governatore, innanzitutto complimenti per la sua iniziativa. Quali sono a suo parere i motivi di questo importante successo della giunta regionale da lei presieduta?

Luciano D’Alfonso. Siamo stati bravi: abbiamo deciso di unire i due comprensori di Ovindoli e Campo felice e questa scelta è stata premiata. Il Trofeo dell’Arrostikinenhorn sarà una tappa importantissima della coppa del mondo FISI: la pista prescelta per la libera, con i suoi 320 metri di dislivello, molto tecnici, costituirà il primo esempio europeo di Minimal Downhill, specialità che sta spopolando oltreoceano. Sensibilità in curva per evitare i sassi e rapidità di frenata dopo l’arrivo, per non andare a sbattere contro le macchine del parcheggio, sono le principali doti di chi pratica questa disciplina. Ci sara’ anche un salto di almeno sei metri di lunghezza, che gli atleti percorreranno alla vertiginosa velocità di 33 km all’ora! Gli amanti della Streif non avranno nulla da rimpiangere.

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Arrivederci, mitica Streif

N.Z. Dopo un passato di alti e bassi, fatto di impianti e piste spesso chiusi, code infinite nel weekend, deserto nei giorni feriali, piste cosparse di sassi e bozzi, siamo dunque finalmente alla svolta.

L.D. Si, con un investimento di  appena 12 milioni di Euro, ottenuto con Fondi Europei, siamo giunti ad una svolta per la nostra area. Svolta che tuttavia vuole essere in continuità rispetto al passato.

N.Z. In che senso?

L.Z. Analogamente a quanto successo in passato, i consorzi di gestione di Ovindoli e Campo Felice, si sono impegnati a tenere chiusi gli impianti quasi sempre, a parte nel periodo natalizio, dove purtroppo saranno costretti a tenerne aperti almeno l’80%, con conseguente consumo di energia e riduzione del profitto. Le piste continueranno ad essere battute solo una volta alla settimana, per mancanza di mezzi e di personale. Questo nel tentativo di non snaturare la tecnica sciistica tipica di questa montagne che prevede lo slalom tra i sassi anziché tra i paletti. Un altro aspetto in continuità con il passato è che non appena si alzerà una bava di vento si chiuderà tutto, ovviamente senza rimborso dello skipass.

N.Z. Nella pausa pranzo ci conferma che gli impianti continueranno ad essere chiusi?

L.D. No. Grazie ad un accordo con i sindacati, abbiamo concordato una indennità hot-dog per le maestranze che avranno un piccolo pranzo al sacco potendo quindi rimanere sul posto di lavoro. 

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Condizioni di innevamento abbondante a Campo Felice

N.Z. Sul lato prezzi cosa può dirci?

L.D. Lo skipass, subirà un piccolo aumento ma continuerà ad essere a buon mercato: 45 Euro nei giorni festivi e 33 nei giorni feriali, quando comunque non verrà nessuno e si apriranno solo due impianti. Tutto sommato, una famiglia romana che intende trascorre una bella domenica in coda sui nostri impianti, tra autostrada, benzina, skipass, panino e bevanda non spenderà più di 300 euro, una somma alla portata di tutti.

N.Z. Avete anche intenzione di riaprire le piste già esistenti ma ormai chiuse da oltre 30 anni?

L.D. No, pensiamo che farne delle nuove sia meno costoso. Del resto erano state chiuse dopo che Gustavo Thoeni le giudicò troppo ripide per i romani, notoriamente delle immani seghe sugli sci, e ritengo che ancora oggi questa affermazione sia pienamente condivisibile.

N.Z. Gli ambientalisti dicono che il modello di sviluppo basato sullo sci di massa è ormai superato e che danneggia l’ambiente. Cosa risponde?

L.D. Non credo che qualche km quadrato di sbancamenti possa rovinare un ambiente e una natura così  forte e arcigna come quella delle montagne abruzzesi. Non credo che qualche manufatto puzzolente di gasolio e grasso possa disturbare la fauna. Pensiamo anzi che nuove specie, non autoctone, come gabbiani e ratti, possano trovare un ambiente consono al loro sviluppo.

N.D. Ma torniamo al Trofeo dell’Arrostikinenhorn. Vuole sbilanciarsi su un pronostico? Chi vincerà secondo lei la prima edizione del Trofeo dell’Arrosticino?

L.D. Non sono un esperto di sci agonistico, ma spero che vinca Alberto Tomba, ma saremmo contenti anche se vincesse un Girardelli, uno Stenmark o un Bode Miller. Insomma, che vinca il migliore!

N.Z. Grazie signor Governatore.

L.D. Grazie a lei, dottor Zanchetta.