Il Cafone e la Cosmologia

Grande è stata la sorpresa del redattore quando, visualizzando le esternazioni di Marco Bradipo su Facebook, ha trovato il seguente post:

Il post del cafone

Il post del cafone

Ebbene si: il Cafone si interessa di astrofisica e di cosmologia e, cortesemente, cari lettori, astenetevi da ironici risolini!

Il redattore si è chiesto come un personaggio così greve e abbietto possa coltivare interessi così particolari e specifici, che riguardano nientemeno che l’origine dell’universo che, ahi noi, ospita anche il Cafone stesso.

La prima risposta  che il redattore ha saputo darsi è che il Cafone voglia in questo modo depistare l’uditorio, volendo far credere che egli si dedica ad argomenti difficoltosi ed oscuri e che la sua immagine di cafone ignorante sia in effetti un suo vezzoso e manierato atteggiamento piuttosto che una drammatica e angosciosa realtà.

Peccato che la scelta dell’articolo ed il suo commento non solo non depistino, ma rafforzino la sua immagine di becero Cafone: troppo elevata la scelta, troppo complessa la materia, troppo complicate le congetture degli autori dello studio, troppo al di fuori delle conoscenze anche di lettori con preparazione tecnica superiore. Il tutto scritto per giunta in lingua inglese. Gli uomini di marketing direbbero fuori target.

Alla lettura del post, la mente del redattore è subito volata ad uno dei più sofisticati e sopraffini umoristi italiani del secolo passato: Achille Campanile. Costui, scrittore, giornalista, sceneggiatore e soggettista, in un suo conosciutissimo scritto cercava di mettere il relazione due cose apparentemente del tutto de-correlate: gli asparagi e l’immortalità dell’anima.

In quella breve discettazione, composta nel 1974, dopo qualche tentativo speculativo, Campanile riusciva ad abbozzare un seppur labile rapporto tra queste due entità lontane anni luce l’una dall’altra.

Achille Campanile

Achille Campanile

Citiamo:

“Mi accorgo che casualmente m’è venuta sotto la penna un’analogia del tutto accidentale fra gli asparagi e l’immortalità dell’anima: m’è capitato, cioè, di dire che, se l’anima non fosse immortale, nulla resterebbe di noi; invece, essendo essa immortale, resta molto, resta la parte migliore di noi. Anche degli asparagi resta molto, purtroppo; ma al contrario di noi, non la parte migliore o più nobile. Anzi resta la peggiore, il gambo.”

Tuttavia, proseguendo nell’analisi, lo stesso Campanile riconoscerà il fallimento della sua ricerca:

“Ma, ripeto, è un contatto puramente formale ed esteriore, in quanto c’è una bella differenza fra l’anima e un gambo d’asparago! Non solo, ma questa analogia del tutto formale non è nemmeno esclusiva degli asparagi, poiché anche i carciofi si trovano nella stessa situazione, quanto a percentuale di scarto.
Per concludere e terminarla con un’indagine che la mancanza di idonei risultati rende quanto mai penosa, dobbiamo dire che, da qualunque parte si esamini la questione, non c’è nulla in comune fra gli asparagi e l’immortalità dell’anima.”

Il redattore tenterà, con modestia e rispetto verso il grande Campanile, di applicare al nostro caso lo stesso esercizio, cercando di scorgere una qualche connessione tra il Cafone e la Cosmologia.

Nell’articolo postato dal Cafone in questione si parla nientedimeno che del Big Bang e della teoria inflazionaria ad esso associata.

Il redattore, assolutamente a digiuno di queste materie ha chiesto ad AntonGiulio, arrampicatore (il Cafone direbbe una pippa galattica, con aggettivo in questo caso molto appropriato) amico di scalata di PierGiovanni e Filiberto, laureato in fisica, dottore ricercatore all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, di stilare per i lettori di questo blog una breve delucidazione, di tenore divulgativo, sul questo astruso ed impenetrabile argomento.

Inflation

Big Bang e inflazione cosmica nello spazio-tempo

La teoria del Big Bang è da diversi decenni la più accreditata teoria cosmologica che spieghi la nascita dell’universo. Con il termine Big Bang i cosmologi si riferiscono generalmente all’idea che l’universo iniziò ad espandersi a partire da una condizione iniziale estremamente calda e densa e che questo processo di espansione sia durato per un intervallo di tempo finito che continua tuttora.

Alcuni aspetti di questa teoria hanno trovato solide conferme sperimentali: Edwin Hubble nel 1929 scoprì che la velocità di espansione dell’universo cresceva con la distanza da un determinato punto, proporzionalmente al cosiddetto spostamento verso il rosso dello spettro emesso, stabilendo così che, ripercorrendo il tempo a ritroso, debba essere esistito un punto (una singolarità) ad alta densità e temperatura dal quale l’universo abbia poi cominciato la sua espansione.

Altri importanti aspetti di questa teoria tuttavia sfuggono ancora oggi ad una spiegazione e generano dei paradossi al momento irrisolvibili, che stimolano la fantasia e l’inventiva della comunità degli astrofisici. Gli strumenti teorici oggi conosciuti entrano in stallo nel tentativo di modellare gli accadimenti che ebbero luogo in quegli infinitesimi istanti che hanno seguito l’accensione della miccia dell’Universo.

I ricercatori negli ultimi venti o trent’anni hanno così proposto decine di teorie naufragate poi in un nulla di fatto. La scienza, si sa, progredisce anche per eliminazione di teorie sbagliate e quindi la verifica di un errore teorico è sempre e comunque un passo in avanti.

In particolare l’articolo postato dal Cafone si riferisce all’evento che avrebbe generato la cosiddetta fase inflattiva: un istante in cui le dimensioni di quel nucleo iniziale si sono moltiplicate esponenzialmente. Questo evento, accaduto, si stima, 10-37 secondi (un numero decimale con 37 zeri dopo la virgola) dopo l’istante iniziale,  è appunto chiamato inflazione cosmica. Da quel momento l’universo ha continuato ad espandersi fino a divenire quello che vediamo oggi, più di 13 miliardi di anni dopo quei misteriosi eventi.

Ma c’è un’altro problema legato alla teoria inflattiva sulla quale gli studiosi non hanno ancora saputo dare una risposta convincente. Come dice il Cafone: c’è ancora tanto da scoprire.

L’attuale forma della teoria inflattiva, sembrerebbe non giustificare l’esistenza di tutta la massa che è possibile osservare dagli effetti gravitazionali. È noto a tutti che la massa genera gravità: grazie ad essa possiamo camminare sulla terra, mentre sulla luna, che è più piccola e ha una gravità più bassa, invece di camminare rimbalziamo.

Gli studiosi hanno verificato che se misuriamo tutta la gravità dell’universo dobbiamo ipotizzare l’esistenza di una massa molto maggiore di quella che effettivamente si vede. Circa l’86% della massa totale dell’universo, benché siamo certi che esista, non si può vedere in quanto non emette energia. Per questo gli astrofisici la chiamano materia oscura  o anche, meno propriamente, massa mancante.

Ma ecco che, ascoltando le affascinanti spiegazioni di AntonGiulio, “mi accorgo che casualmente m’è venuta sotto la penna un’analogia del tutto accidentale fra il Cafone e la Cosmologia.”

Eccola: la materia grigia di Marco Bradipo, il suo cervello, diversamente dalla materia oscura dell’universo, si vede, o meglio si vede il cranio che la contiene; d’altra parte, sappiamo per certo che non esiste, in quanto non se ne possono vedere i prodotti sotto forma di pensieri e idee di senso compiuto. E’ vero, si tratta di un’analogia formale e per negazione, ma pur sempre di un’analogia.

L'acceleratore di particelle del Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire (CERN) a Ginevra

L’acceleratore di particelle del Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire (CERN) a Ginevra

Il redattore sottopone questo ragionamento alla verifica di AntonGiulio, il quale, perplesso, propone di realizzare una campagna di esperimenti nell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, utilizzando la materia grigia del Cafone. Il redattore ribatte che si tratta di cosa in tutta evidenza impossibile: AntonGiulio non lo sa, ma Marco Bradipo non esiste!

Il redattore pertanto, deluso e depresso, proclama come fallito il suo tentativo di correlazione e dichiara amareggiato:

Per concludere e terminarla con un’indagine che la mancanza di idonei risultati rende quanto mai penosa, dobbiamo dire che, da qualunque parte si esamini la questione, non c’è nulla in comune fra il Cafone e la Cosmologia.

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