Il Cafone e Wolfgang Güllich, ovvero l’ultimatum

Siamo alle solite! È sufficiente digitare le due parole Marco Bradipo su un qualunque motore di ricerca e dopo qualche click si viene a conoscenza di altre immonde e indicibili bravate del Cafone. L’ultima, solo in ordine di tempo, ma certamente tra le prime in ordine di importanza, è quella di cui vi parlerò nella presente nota.

Il redattore prega i gentili lettori di osservare attentamente  le immagini che seguono, reperite su diversi siti, citati in calce ad ogni immagine, e le relative marcature in colore rosa:

Si, cari lettori. Avete letto bene. Il Cafone ha fatto un 9a, Bain de Sang, a Saint-Loup (Svizzera) e ha informato uno o più di questi siti sulla sua magnifica realizzazione.

Non credete ai vostri occhi? È la stessa reazione che ha avuto il redattore. Egli, con l’aiuto del suo fedele scudiero Nando Zanchetta, a seguito di questi scoprimenti, ha svolto nei giorni scorsi una approfondita inchiesta, rivolgendo puntuali quesiti ai webmaster dei siti sopramenzionati. Di seguito si riportano i relativi scambi di email.

De : nando.zanchetta@gmail.com
À : escalade9.contact@yahoo.fr
Envoyé le : Vendredi 20 mars 2015 20h53
Objet : Information

Dear climbingaway.fr,
I’m carrying out an informal research on Italian climbers. Looking at the ones who have redpointed 9a routes, I’ve found the name of Marco Bradipo, supposed to have climbed Bain de Sang. I do not know anything about him. Do you know when he climbed this route? Where did you find this information? Is it verified? I checked 8a.nu and the route is not mentioned in his thick list.
Thank you for any information you can provide.
Kind regards.
Nando Zanchetta on behalf of Il Nuovo Redattore

[Caro climbingaway.fr,
Sto effettuando una ricerca informale sui climber italiani. Cercando quelli che  hanno liberato vie di 9a, ho trovato il nome di Marco Bradipo, che si suppone abbia scalato Bain de Sang. Non ho altre informazioni su di lui. Sapete quando ha fatto questa via? Dove avete trovato questa informazione? È verificata? Ho controllato 8a.nu e la salita non è menzionata nella sua thick list.
Grazie per qualsiasi informazione potete fornire.
Cordiali saluti.]

La prima risposta é la seguente

escalade9.contact@yahoo.fr
Mar 21 at 10:36 AM

Hello,
It seems that Marco Bradipo climbed “Bain de Sang” on 25th December 2009. I read the news in 8a.nu 2 days later (the 27th). According to Marco, the route should be graded 8c, and not 9a [il grassetto è del redattore].
I don’t have further information…
Best regards
Emilien CARLE

[Ciao,
sembrerebbe che Marco Bradipo abbia scalato Bain de Sang il 25 dicember 2009. Ho letto questa notizia 2 giorni dopo (il 27). Secondo Marco, la via dovrebbe essere valutata 8c e non 9a.
Non ho altre informazioni.]

Nando Zanchetta ha poi ricevuto una seconda risposta. Eccola.

Hello Nando,
This web site talk about this send
http://escalade9.wifeo.com/italiens.php but you are alright, that weird, Marco didn’t add this send on is 8a.nu card …
If you got the truth, let me know 🙂 [il grassetto è del redattore].
See you
Guilhem

[Ciao Nando,
questo sito parla di questa registrazione http://escalade9.wifeo.com/italiens.php ma hi ragione, é strano, Marco Bradipo non l’ha registrata sulla sua scheda di 8a.nu. Se scopri la verità fammi sapere 🙂]

Dopo queste ripsote, Zanchetta ha inviato una mail, piu’ o meno con lo stesso testo, a 8a.nu. Di seguito la risposta:
Mar 21 at 8:34 PM

Hi… I do not have any info and I think it is a misunderstanding from them.
Med Vänliga Hälsningar, Best regards,
Jens Larssen
http://www.8a.nu

 [ciao, non ho alcuna informazione e penso si tratti di un un malinteso da parte loro]

Fin qui le evidenze documentali, dalle quali risultano tre cose:
1) Il Cafone dichiara di aver ha fatto Bain de Sang il giorno di Natale del 2009
2) Il Cafone ha quotato questa via 8c.
3) Il Cafone ha informato di ciò il sito 8a.nu, dal quali gli altri siti (climbingaway.fr e poi Wikipedia) hanno ripreso la notizia.

Come i lettori possono da se medesimi giudicare, siamo ben oltre i limiti dell’assurdo.

Ma prima di analizzare, con l’aiuto dell’algebra delle proposizioni, questi curiosi fatti, il redattore vorrebbe ripercorre brevemente la storia dei gradi top fino al 9a.

Questa è lista delle prime vie fatte dal grado 8b al grado 9a:

primo 8b: Kanal im Rauchen, Altmuehlat, Wolgang Güllich, 1984
primo 8b+: Punks in the Gym, Mt. Arapiles, Wolgang Güllich, 1985
primo 8c: Wall Street, Frankenjura, Wolgang Güllich, 1987
primo 8c+: Hubble, Raven Tor, Ben Moon, 1990
primo 9a: Actione Direct, Frankenjura, Wolfgang Guillich,1991

Come si vede, tra il 1984 e il 1991 Wolfgang Güllich ha alzato il livello dell’arrampicata dall’8b al 9a. Ognuno ha i propri miti, ma Güllich, morto il 31 agosto nel 1992 in un incidente stradale, è un mito per tutti i climber. Un precursore, un esempio per tutti. È stato il primo uomo a fare 8b, 8b+, 8c e 9a, intercalato sull’8c+ dal grande Ben Moon, in una stagione in cui l’arrampicata era ancora esclusivamente uno sport derivato dall’alpinismo. Un innovatore, nella tecnica e nell’allenamento, uno di quegli uomini che nella sua disciplina, ha determinato uno scarto, un salto di qualità, come Einstein nella fisica, Darwin nella biologia o Galileo e Copernico nell’astronomia. A giudizio di molti il più forte scalatore di tutti i tempi.

Wolfgang Güllich e il suo sorriso

Wolfgang Güllich e il suo sorriso

Due anni dopo la realizzazione di Action Direct, nel 2003, un altro grande, Fred Nicole, apre e libera Bain de Sang, e la quota 9a.

Intanto Iker Pou, salito agli onori delle cronache per essere stato nel 2000 il terzo ripetitore di Action Direct (dopo Güllich e Alexander Adler), libera egli stesso Bain de Sang nell’anno 2003.

Iker Pou dichiara che Bain de Sang é un poco più facile di Action Direct, ma un poco più difficile di Elfe (8c+ a Grimsell, Svizzera), quotandola quindi 8c+ / 9a, si potrebbe dire mezzo grado in meno rispetto ad Action Direct. Ecco la sa dichiarazione a Desnivel:

Comparando también con Action Direct me parece más fácil, dentro del mismo grado. Me ha costado muchos menos intentos y creo que requiere también menos entrenamiento, aunque es diferente, otro estilo. También me parece algo más dura que Elfe que finalmente se ha quedado como 8c+…

[Confrontandola con Action Direct mi sembra più facile, all’interno dello stesso grado. Mi ci sono voluti molti meno tentativi e penso che richiede anche meno allenamento e di tipo diverso, per un altro stile. La trovo anche un po più difficile di Elfe, che alla fine è rimasta quotata 8c+].

Iker Pou su Alpinismo deportivo, 8c, Cuenca, salita flah

Iker Pou su Alpinismo deportivo, 8c, Cuenca, salita flah

Cerchiamo di fare ordine nel materiale raccolto, e isoliamo le diverse risultanze, formalizzandole in proposizioni e applicando poi le regole dell’implicazione logica.

[Il segno ≡ significa coincide con
il segno → significa ne segue che]

proposizione A
Action Direct è 9a (secondo Güllich, certamente un’autorità)

proposizione B
Bain de sang è 8c+ / 9a (secondo Iker Pou, anche lui certamente un’autorità)

Bain de Sang è mezzo grado in meno di Action Direct

Action Direct é mezzo grado in più di Bain de Sang

proposizione C
Bain de Sang è 8c (secondo Marco Bradipo)

Bain de Sang è un grado e mezzo in meno rispetto alla quotazione di Iker Pou (sempre secondo Marco Bradipo)

Ragioniamo all’inverso, per assurdo:

Se Bain de Sang è 8c é un proposizione vera
e se
Action Direct è mezzo di grado in più di Bain de Sang é un proposizione vera
→ (ne segue che)
Action Direct è 8c/ 8c+
→ (ne segue che)
Marco Badipo sgrada le vie di Wolfgan Güllich di un grado e mezzo!

Che coatto, che allucinate presuntuoso , che schifoso tamarro, che inutile ammennicolo dell’umanità, che sbruffone dei nostri zibidei, che panzanaro di periferia, che indicibile pallonaro, che clamoroso idiota, che rumoroso imbecille, che  sonoro e immondo mentecatto, che stolto figuro, che mendace pusillanime, che sproloquiatore delle nostre gonadi, che rincallito bugiardone, che cervello flautolente, che esemplare testa di pene, che puzzolente e rinsecchito escremento solido, che fogna a cielo aperto, che cloaca maxima di minimo valore, che cafone!

Il  Cafone sgrada le vie a Wolfagang Gullich!
Il  Cafone sgrada le vie a Fred Nicole!
Il  Cafone sgrada le vie a Iker Pou!
Il Cafone si beffa di grandissimi climber come il fratello di Fred, Francois Nicole, Fred Rouhling, Josune Bereziartu, prima donna a salire un 9a, Alessandro Lamberti, Dave Graham, Riccardo Scarian e Maurizio Zanolla, detto Manolo e altri.

Chiedo ai lettori: voi ci credete? O siamo di nuovo di fronte ad un caso di vergognosa e impunita menzogna ? Dovrebbe forse il redattore di nuovo redarguire il Cafone per le sue evidenti bugie? Dovrebbe mandarlo di nuovo all’inferno tra i falsari di parole?

Lo si deve confessare: il redattore è stanco! La sua pazienza è messa a dura prova ed egli non è più in grado di reperire termini nel vasto vocabolario del nostro idioma che possano esprimere l’indignazione, la riprovazione, lo scandalo e più propriamente lo schifo che un tale mendacio ingenera in lui e nella comunità tutta.

Abbiamo già analizzato in precedenti scritti il vizietto del Cafone di dire le balle e di inventarsi la realizzazione di vie che, è stato dimostrato prese alla mano, non sono mai state da lui fatte: un atto di scherno e di disprezzo, un depravato modo di atteggiarsi, un indecente e scostumato modus vivendi, un gesto deliberatemene offensivo e immorale nei confronti di coloro che le hanno realmente salite in libera, consumando energie psico-fisiche e risorse economiche.

Il Cafone si mette a confronto con Güllich e gli svaluta le vie. Non lascia in pace nemmeno i morti, li evoca e si beffa di loro.

Lo immaginiamo mentre, vestito dei suoi capi firmati e9, va a farsi una passeggita al cimitero di Obertrubach, tra Nürnberg e Bayreuth, a visitare la tomba di Wolfgang Güllich . Lo immaginiamo altresì, mentre si avvicina al sepolcro e con fare coatto dice aho, pure questo era ‘na pippa, j’ho dovuto sgradà la via.

Stentiamo invece ad immaginare quanto grande sia stata la sua meraviglia quando dal profondo dell’avello ha udito la voce di Wolfgang che lo esortava a smetterla con le sue cafonate e le sue bugie per, alfine, intraprendere la via del pentimento.

In quella situazione possiamo figurarci la risata sarcastica e sbeffeggiante del Cafone, senza timor di Dio, e la risposta del grande Wolfgang Güllich:

Di rider finirai pria dell’aurora.
Ribaldo audace! Lascia à morti la pace.

Preso da un delirio di onnipotenza, miscredente e strafottente, immaginiamo il Cafone che se la ride dello spirito di Güllich e per burla lo invita la sera stessa a mangiare würstel e crauti (in quel periodo il Cafone non era a dieta) nella vicina brasserie.

Non sapeva, il Cafone, che Güllich, essendo un ragazzo educato e a modino, qualora qualcuno lo inviati a cena, di solito, se non ha altri impegni, accetta con gradimento. E non essendoci nell’aldilà altre grandi distrazioni, anche in questo caso avrebbe accettato l’invito.

La fortunata sorte ha voluto che casualmente il poeta Lorenzo Da Ponte quella sera passasse proprio da quella brasserie e registrasse in versi il colloquio e gli eventi drammatici che lo seguirono in quella memorabile serata a cui partecipò anche Leporello, amico e assicuratore di fiducia del Cafone.

Questi versi sono stati poi messi in musica, con memorabile maestria, dal (solito) Mozart.

GÜLLICH
Gran Cafone! a cenar teco
m’invitasti, e son venuto.

IL CAFONE
Non l’avrei giammai creduto,
ma farò quel che potrò.
(a Leporello)
Leporello, un’altra cena
fà che subito si porti!

LEPORELLO (mezzo fuori col capo dalla mensa)
Ah, Cafon!… Siam tutti morti!

IL CAFONE
Vanne, dico… (Leporello, con molti atti di paura, va per partire)

GÜLLICH
                           Ferma un pò!
Non si pasce di cibo mortale
chi si pasce di cibo celeste.
Altre cure più gravi di queste,
altra brama quaggiù mi guidò!

LEPORELLO
La terzana d’avere mi sembra,
e le membra fermar più non so.

IL CAFONE
Parla, dunque: che chiedi? che vuoi?

LEPORELLO
E le membra fermar più non so.

IL CAFONE
Parla, parla: ascoltando ti sto.

GÜLLICH
Parlo, ascolta: più tempo non ho.

GÜLLICH
Tu m’invitasti a cena:
il tuo dover or sai.
Rispondimi: verrai
tu a cenar meco?

LEPORELLO (a Güllich, da lontano, tremando)
Oibò! Tempo non ha… scusate.

IL CAFONE
A torto di viltate tacciato mai sarò!

GÜLLICH
Risolvi!

IL CAFONE
                  Ho già risolto!

GÜLLICH
Verrai?

LEPORELLO (al Cafone)
Dite di no.

IL CAFONE
Ho fermo il core in petto,
non ho timor: verrò!

GÜLLICH
Dammi la mano in pegno!

IL CAFONE
Eccola!  (grida forte)
Ohimè!

GÜLLICH
                                 Cos’hai?

IL CAFONE
Che gelo è questo mai!

GÜLLICH
Pèntiti, cangia vita:
è l’ultimo momento!

IL CAFONE (vuol sciogliersi, ma invano)
No, no, ch’io non mi pento:

vanne lontan da me!

GÜLLICH
Pèntiti scellerato!

IL CAFONE
No, vecchio infatuato!

GÜLLICH
Pèntiti.

IL CAFONE
            No.

GÜLLICH
                        Sì.

IL CAFONE
                                    No.

GÜLLICH
Ah! tempo più non v’è! (fuoco da diverse parti, tremuoto, etc. Güllich sparisce)

IL CAFONE
Da qual tremore insolito
… sento… assalir… gli spiriti…
Donde escono quei vortici
di fuoco pien d’orror?…

CORO DEI CLIMBERS NELLA BIRRERIA
Tutto a tue colpe è poco.
Vieni: c’è un mal peggior!

IL CAFONE
Chi l’anima mi lacera!…
Chi m’agita le viscere!…
Che strazio! ohimè! che smania!
Che inferno!… che terror!…

LEPORELLO
Che ceffo disperato!…
Che gesti da dannato!…
Che gridi! che lamenti!…
Come mi fa terror!…

CORO DEI CLIMBERS NELLA BIRRERIA
Tutto a tue colpe è poco.
Vieni: c’è un mal peggior!
(il fuoco cresce. Il Cafone si sprofonda sottoterra)

IL CAFONE E LEPORELLO
Ah!

Il Convitato di Pietra Wolfgang Güllich fa sprofondare il Cafone negli inferi per le sue immonde menzogne

Il Convitato di Pietra Wolfgang Güllich fa sprofondare il Cafone negli inferi,  tra le fiamme, per le sue immonde menzogne (Commendatore: Reinhard Hagen, Don Giovanni: Erwin Schrott, Royal Opera Hose)

Qualcuno penserà che il redattore sia un po fissato con Mozart. Il redattore non ha difficoltà a confermare, sostenendo tuttavia di averne ben donde.

Il teatro di Mozart, con le sue 22 opere, alcune delle quali incompiute, contiene, come il teatro di Shakespeare, quasi tutto ciò che l’umanità può dire o fare su questa terra e anche oltre questa terra, come nel caso presente. E laddove il testo è manchevole, interviene la musica a chiarire, a completare e a rendere la sua arte unica ed insuperata. Il redattore invita quindi i suoi lettori amanti del bello a sfamare il loro appetito estetico con questo meraviglioso terzetto, che fa parte a buon diritto della storia universale della musica.

Ma non siamo qui per tessere gli elogi e fare l’esegesi del divino Wolfgang, perché in tutta certezza non ne ha bisogno. Siamo qui invece ad ammonire e rampognare ancora una volta Marco Bradipo, dandogli un ultimatum, come segue.

Cafone: dopo la scoperta dell’ultima bravata, solo un destino rimane possibile: sprofondare all’Inferno, spinto dalla fredda mano di Wolfgang Amadeus Güllich, che dall’aldilà ti trascina sotto terra. Sei un bugiardo e sei stato sbugiardato.

Rendi pubblica la testimonianza del tuo assicuratore mentre liberavi Bain de Sang, il 25 dicembre del 2009, insieme a Babbo Natale e a Gesu’ Bambino, oppure, in mancanza di ciò, il redattore, per il tramite di Nando Zanchetta, sarà costretto a chiedere ai siti di cui sopra di cancellare la tua realizzazione di Bain de Sang, evidente menzogna.

Ma ti si vuole offrire ancora una chance: invia tu una mail e informa i bravi gestori dei siti che si trattava di una burla, pregandoli di cancellarti. Vedrai, non si arrabbieranno.
Si arrabbieranno invece se, dopo i dieci giorni che ti vengono concessi, a partire da ora, per agire in tal senso, Nando Zanchetta richiederà la cancellazione e renderà pubblica, anche oltr’Alpe, la tua insolenza e la tua ribalda sfacciataggine.

Non resta che augurarti buon lavoro, Cafone!

I dolori del giovane Cafone

Gentili lettori, il redattore deve ammettere di essere disorientato. Il nitore delle evidenze probatorie e documentali che giungono agli occhi e agli orecchi del redattore quando si parla delle cafonerie del Cafone, perdono definizione e dettaglio quando ci si riferisce alla sua relazione con le donne.

Il redattore gli aveva appena lanciato l’invito, alla fine del precedente scritto, a trombare un po di più, che subito Marco Bradipo ci sorprende con il seguente post:

Il post de Bradipo da Phi Phi Island (Tailandia) con al sua dolce compagnia

Il post de Bradipo da Phi Phi Island (Thailandia), con la sua dolce compagnia

L’incongruenza è stata immediatamente stigmatizzata dal solito Rob Buzz Uzzi, attento ed imparziale osservatore,  che ha richiamato subito l’attenzione di Nando Zanchetta, incolpevole ambasciatore degli scritti del Nuovo Redattore.

A parziale giustificazione del travisamento operato dal redattore, si vuole citare un vecchio post di Marco Bradipo dove egli deliberatamente dichiarava di essersi allontanato dalle donne, in quanto ostacolavano la sua luminosa carriera di climber. Eccolo:

Il post del Cafone nel quale dichiarava di rinunciare per sempre alle donne (anno 2012)

Il post del Cafone nel quale dichiarava di rinunciare per sempre alle donne (anno 2012)

Di fronte a questo enigmatico rompicapo, il redattore ha avviato un’approfondita indagine, che lo ha portato in breve tempo a chiarire almeno parzialmente la questione.

Tuttavia, per giungere a tale risultato il redattore si è visto costretto a mettere in atto comportamenti gravemente lesivi della dignità umana, ai danni di Marco Bradipo e ora la sua onestà intellettuale non gli consente di esimersi dal denunciare pubblicamente le malefatte di cui si è reso protagonista. Il redattore è infatti il mandante di un furto perpetrato dal suo sgherro Nando Zanchetta, coadiuvato per gli aspetti logistici dall’amico Filiberto dè Barberis di Castelvetere, e architettato allo scopo di sottrarre informazioni segrete e personali al Cafone. Il colpo è stato organizzato fin nei minimi particolari ed ha in effetti sortito esito positivo, tal che il redattore ne può descrivere di seguito la dinamica.

Il Cafone suole andare in palestra per i suoi lunghi ed alienanti allenamenti e, in quella situazione, è solito abbandonare il proprio voluminoso zaino proprio all’ingresso della sala esercizi. Tale ingombrante bauletto ha sempre destato, per le sue rilevanti dimensioni, la curiosità degli sportivi avventori della palestra, in primis lo Zanchetta e il dè Barberis di Castelvetere. Costoro hanno quindi malevolmente contattato il redattore per chiedergli se ritenesse utile una verifica del suo contenuto. Il redattore, cronista d’assalto e amante della pura verità, si è ovviamente dichiarato disponibile a sostenere i due in questa meschina e perniciosa azione, comunque messa in atto, lo si deve ammettere, per sincero spirito di conoscenza.
Il piano prevedeva l’attenta ispezione del contento dello zaino del Bradipo e il reperimento di informazioni che potessero dare indicazioni sulle origini e gli sviluppi della cafonaggine del Cafone ed eventualmente della sua condotta contraddittoria con il gentil sesso. Almeno queste erano le speranze del redattore.
Il momento dell’apertura dello zaino è stato attentamente studiato, verificando al secondo gli spostamenti del Cafone in palestra ed i suoi piani di allenamento.
Si è infatti constatato, in fase di pianificazione del colpo, che il Bradipo, dopo 80 – 90 minuti di attento riscaldamento (corsa leggera, flessioni sulle gambe e sulle braccia,  addominali, torsioni del busto, manubri leggeri per deltoide, bicipite, tricipite, bradipiale, brachiale, coraco-brachiale, supinatore, estensori breve e lungo del carpo, flessori e estensori, sia brevi che lunghi, sia radiali che ulnari, pronatore rotondo, anconeo, brachioradiale e estensori propri del pollice, del mignolo e delle altre dita), procede concentrato e determinato verso gli esercizi al trave. Due volte alla settimana il tema è Power Endurance: serie di 22 trazioni sulla tacca da 5 millimetri, e successiva sospensione senza soluzione di continuità fino al completamento dei 5 minuti, da ripetere per 6 volte, per un totale di 30 minuti per ogni serie. Tutto senza mai scendere dal totem. Una macchina da guerra, un fenomeno della natura, recentemente oggetto di studio da parte del dipartimento di Human Physiology dell’Università di Princeton (New Jersey). Il prof Oliver Hardy, che  ha condotto le ricerche, sostiene di non aver mai visto nulla di simile e che probabilmente si tratta di un’anomalia genetica dovuta ad un’alterazione del genoma (il nucleotide G), che nel corpo umano è delegato alla metabolizzazione della magnesite e del crack.
Lo Zanchetta, con il dè Barberis che faceva da palo simulando delle facili arrampicate sulle ronchie della vicina placca (quelle difficili non potrebbe comunque farle), avrebbe avuto quindi circa 30 minuti per agire. E così è stato.

All’apertura dello zaino, il fedele Nando Zanchetta ha trovato vari oggetti: un pettine un po unto, un paio di occhiali Rayban (probabilmente quelli prestati a Mozart), delle palle di gomma per l’allenamento delle dita, vari scontrini di pedaggio autostradale (Roma-Orte e Roma-Fiano Romano), uno scontrino del Bar Centrale di Vitorchiano e, audite audite, il diario privato di Marco Bradipo. La lucidità di Zanchetta è stata straordinaria: in pochi minuti ha fotografato con il suo smartphone tutte le pagine del diario e ha rimesso a posto il prezioso documento. Al suo ritorno, il Cafone, visto il suo normale stato di rincoglionimento e considerate le quantità eccessive di acido di lattico che in quei momenti invadevano i suoi neuroni bloccando l’attività elettrica delle sue sinapsi, non gli hanno consentito di osservare che lo zaino era stato manomesso.
Il redattore ha quindi ora a disposizione una serie di preziosissimi elementi, che lo aiuteranno a far luce sulla controversa e complessa personalità del Bardipo.

Si deve in primo luogo riconoscere che le risultanze di quanto reperito nel diario hanno del sensazionale: il redattore credeva che il Cafone fosse da sempre un cafone, che il suo animo, ora abbrutito dalle trazioni, e il suo cervello, ora annullato dalla fissa per i gradi, fossero per nascita e per indole di un qualche rango inferiore.
Niente di più sbagliato. L’immagine che il diario ci restituisce è quella di un ragazzo sensibile e cogitabondo, i comportamenti del quale, a causa di certi avvenimenti che lo hanno condizionato durante l’infanzia e l’adolescenza, hanno preso una incontrollata deriva cafona.

Il diario, sotto forma di epistolario indirizzato ad un suo confidente immaginario, certo Wilhelm, verte sostanzialmente sul suo amore non corrisposto per la bella Bernadette.
Come i lettori sanno, Marco Bradipo conobbe Bernadette alle scuole medie. Vivevano entrambi al centro di Roma: lei in Via del Babbuino nello spazioso appartamento acquistato da papà, affermato chirurgo, piano alto, soffitti a cassettoni, diversi disimpegni, triplo salone, tripli servizi, luminosissimo, balconatissimo, dove ella ancora vive con la famiglia; lui a Via Flaminia, poco fuori Porta de Popolo, in un appartamento affittato a equo canone per 90 euro al mese da un Ente, con un contratto della durata di 99 anni, ereditato (il contratto) alla morte della nonna. Nonna Bradipo, una donna tutta casa e chiesa, lavorava a servizio nell’abitazione di un assessore democristiano al Comune di Roma negli anni ’70 ed era riuscita, dopo anni di onorata professione, Dio volendo, a farsi assegnare questa unità immobiliare, promettendo voti alla DC, il suo e quelli dei suoi discendenti, per l’eternità. Da questo punto di vista il Bradipo, tutto sommato, è un ragazzo fortunato.

Per questa vicinanza abitativa, lui e Bernadette frequentavano la stessa scuola. Appena lui la vide, il primo giorno di scuola, fu subito amore: gli occhi azzurri, i capelli biondi con le trecce, la pelle trasparente come alabastro, il sorriso etereo, lo sguardo altero, il principesco e nobile incedere di Bernadette, ma soprattutto il Mercedes Pagoda cabrio di suo papà, fecero immediatamente breccia nel cuore borgataro del Cafone. Lei non lo guardava nemmeno e lo salutava a mezza bocca alla prima ora, per poi dimenticarsene del tutto come se fosse un appestato.
Lui ne soffriva molto, almeno questo risulta dal suo diario, e per reazione, cercava di farsi notare fumando sigarette senza filtro, mettendo miccette sotto la cattedra dei professori,  tirando bombette puzzolenti a Carnevale, dicendo bestemmie e parolacce e picchiando i suoi compagni più piccoli. Ma Bernadette, nonostante queste leziose e galanti dimostrazioni d’amore, aveva occhi solo per Filiberto, il suo fidanzato da sempre.

Durante la ricreazione i ragazzi giocavano e Bradipo cercava di avvicinarla.
Leggiamo dal suo diario, notando qualche somiglianza con alcuni scritti di Johann Wolfgang von Goethe:

Quale brivido mi corre nelle vene quando per caso le mie dita toccano le sue, quando i nostri piedi s’incontrano sotto il banco! Mi ritiro come dal fuoco, una segreta forza mi spinge avanti di nuovo, e tutti i miei sensi sono presi da vertigine. E la sua innocenza, la sua anima ignara non le lasciano comprendere come queste piccole familiarità mi fanno male. Se, giocando, lei posa la sua mano sulla mia, se a mosca cieca lei si avvicina a me in modo che il suo alito divino sfiori le mie labbra, io credo di morire, come percosso dal fulmine. E se una volta, caro Wilhelm, quell’anima celeste e fiduciosa io osassi… tu mi capisci? No, il mio cuore non  è così corrotto! Ma  è debole, molto debole, e questa non  è forse corruzione?
Lei mi  è sacra. Ogni desiderio tace alla sua presenza. Non posso dire quello che succede in me quando le sono vicino; mi pare che tutta l’anima si riversi nei miei nervi. Bernadette conosce una melodia che suona al pianoforte con un’angelica espressione, con grande semplicità e spirito. è la sua aria preferita, e appena suona la prima nota all’ora di musica, fuggono lontano da me pene, preoccupazioni, capricci. Sono così preso da quella semplice melodia che non mi pare inverosimile niente di quel che si racconta del fascino della musica antica. E come lei sa cominciarla al momento opportuno, proprio quando starei per tirarmi una palla nella testa. Il cupo turbamento della mia anima si dissipa, e io di nuovo respiro liberamente.

Ritratto di Goethe, da cui il Cafone ha attinto a piene mani nel suo diario (Joseph Karl Stieler, 1828)

Ritratto di Goethe, da cui il Cafone ha attinto a piene mani nel suo diario. (Joseph Karl Stieler, 1828, olio su tela)

Non è incredibile? Il diario del Cafone è costellato di simili afflati amorosi, ma il redattore, per non peccare di impudicizia, preferisce ometterne la pubblicazione.

Un giorno, al liceo, il Cafone scoprì che in effetti Bernadette se la rifaceva con Filiberto. La sua delusione fu cocente:

Talvolta non posso concepire che un altro possa, osi amarla, mentre io l’amo così unicamente, profondamente, compiutamente, e non conosco, non so, non ho che lei al mondo!

E ancora, più avanti:

Lei sente ciò che io soffro: oggi il suo sguardo mi  è arrivato fino al cuore. L’ho trovata sola, che fumava di nascosto dalla bidella al bagno del secondo piano; non ho detto niente, e lei mi ha guardato. E in lei non ho più visto l’affascinante bellezza, la luce del nobile intelletto: tutto era scomparso ai miei occhi: un più splendido sguardo agiva su di me, esprimendo tenero interesse, dolce compassione. Perché non ho osato gettarmi ai suoi piedi? Perché non ho osato gettarmi al suo collo e coprirla di baci? 

La situtazione si faceva quindi sempre più insostenibile, e Bradipo decise così di allontanarsi dalla quella scuola per non soffrie, fin quando si cominciò a credere che fosse passata la sua cotta. La giustificazione per la sua dipartita fu: So’ troppo soggetti sti’ ricconi demmerda!

Un giorno Bradipo apprese che Filiberto andava in montagna e che aveva trasmesso questa passione alla sua amata Bernadette. Se ne andavano il sabato e la domenica sui monti a fare delle lunghe e remunerative escursioni. Panorami sconfinati sui monti Lucretili, Tiburtini e Ruffi. Estenuanti scarpinate sulle incontaminate vette dei monti Sabini. Spericolate giornate outdoor sulle ripide pendici dei monti Ernici, con bussola e k-way.
In poco tempo Bradipo acquistò il suo primo paio di scarpe da trekking e cominciò anche lui ad andare per monti. Memorabili le sue impressioni di quei magici giorni, sulla vetta del Monte Gennaro davanti al meraviglioso spettacolo del Monte Pellecchia:

La struggente vista dalla vetta del Monte Gennaro verso il Monte Pellecchia

La poetica e struggente vista dalla vetta del Monte Gennaro verso il Monte Pellecchia

La mia anima  è pervasa da una mirabile serenità, simile a queste belle mattinate di maggio che io godo con tutto il cuore. Sono solo e mi rallegro di venire in questi luoghi che sembrano esser creati per anime simili alla mia. Sono così felice, mio caro, così immerso nel sentimento della mia tranquilla esistenza che la mia arte di camminare in montagna quasi ne soffre. […]
Quando l’amata valle intorno a me si avvolge nei suoi vapori, e l’alto sole si posa sulla mia foresta impenetrabilmente oscura, e solo alcuni raggi si spingono nell’interno sacrario, io mi stendo nell’erba alta presso il ruscello che scorre, e più vicino alla terra osservo mille multiformi erbette; allora sento più vicino al mio cuore brulicare tra gli steli il piccolo mondo degli innumerevoli, infiniti vermiciattoli e moscerini, e sento la presenza dell’Onnipossente che ci ha creati a sua immagine e ci tiene in una eterna gioia.

Dalle escursioni all’alpinismo il passo fu breve. Bradipo capì che almeno in questo sport poteva surclassare Filiberto, il suo nemico giurato.

Cosi cominciò la sua ascesa nel climbing: allenamenti continui, studi di anatomia applicata, applicazione dei metodi di allenamento più sofisticati, alimentazione controllatissima, viaggi in tutte le principali location di arrampicata e blocchi del mondo.
Sembrerebbe che il contatto con la roccia lo trasformò: la componente wertheriana del suo carattere scomparse completamente per lasciare spazio esclusivo alla sua componente cafona, facendo di lui un rabdomante del punto G.

Fu questo il periodo in cui il Cafone conobbe i piaceri del sesso e si buttò corpo e anima nella conquista di quante più femmine fosse possibile. Il diario ce ne da evidenza, assommando il totale delle sue conquiste a ben 2.065 donne, suddivise per paese e per falesia, in una lista riassuntiva stilata da Bradipo, nella parte finale del suo diario.

Italia: 640, tra Lumignano (commento: tutti caini demmerda), Ceredo (commento: fiche pazzesche), Arco (commento: ar campeggio se rimorchia ‘na cifra)
Germania: 231, principalmente in  Frankenjura (commento: troppo naziste a letto)
Francia: 100, tra Orgon, Gorge du Loup, Ceuse (commento: troppa salita; arivavo stanco e duravo poco)
Turchia: 91, pricipalmente a Geyikbayiri (commento: qua arivano tutte vergini ar matrimonio……. ‘na figata……)
Spagna: 1003 tra Rodellar (commento: belle ‘e fichette ‘n costume che se fanno er bagno ar fiume), Margalef, Oliana, Siurana, e più di recente, Albarracin (commento generale: le spagnole so un po zozze ma so belle porche; stanno sempre sconvorte perchè se fanno ‘na cifra de canne).

Il Cafone in quei viaggi ne trombò di tutti i tipi: contadine, cameriere, cittadine, contesse, baronesse, marchesane, principesse, di ogni forma, di ogni età, bionde, brune, grassotte, magrotte, grandi e piccine, vecchie e giovani principianti (le sue preferite…), ricche, brutte, belle, purché portino  la gonnella!

Sembra singolare, ma i numeri e le descrizioni delle sue conquiste coincidono quasi alla lettera con quelle di Don Giovanni, il dissoluto punito.

Il suo inserviente e compagno di ventura, Leporello, nella famosa Aria del Catalogo, ne parla ad una di esse, Donna Elvira, sedotta e abbandonata da Bradipo-Don Giovanni a Siviglia,  per consolarla ma anche per metterla in guardia dall’innamorarsi di un simile mostro fellone, nido d’inganni.

Di seguito i versi pronunciati da Leporello, scritti dal grande Lorenzo Da Ponte e messi mirabilmente in musica dal solito divino Mozart, che costituiscono il secondo capitolo della rubrica La Musique du Cafon.

 Madamina, il catalogo è questo
delle belle che amò il Cafon mio,
un catalogo egli  è che ho fatt’io,
osservate, leggete con me. 

In Italia seicento e quaranta,
in Lamagna duecento e trent’una,
cento in Francia, in Turchia novant’una,
ma in Ispagna son già mille e tre.

V’han fra queste contadine,
cameriere e cittadine,
v’han contesse, baronesse,
marchesane, principesse,
e v’han donne d’ogni grado,
d’ogni forma, d’ogni età.

Nella bionda egli ha l’usanza
di lodar la gentilezza,
nella bruna la costanza,
nella bianca la dolcezza.
Vuol d’inverno la grassotta,
vuol d’estate la magrotta;
è la grande maestosa,
la piccina  è ognor vezzosa…
Delle vecchie fa conquista,
pel piacer di porle in lista;
ma passion predominante
è la giovin principiante.

Non si picca se sia ricca,
se sia brutta, se sia bella:
purché porti la gonnella,
il Cafone se le fa.

Il redattore invita i gentili lettori e ascoltatori, anche coloro che non apprezzano il genere, a porre attento orecchio a questa vetta assoluta della musica di tutti i tempi. Lo snocciolarsi della lista, con una valanga di note che precipita come le valanga di femmine sedotte dal Cafone, la vivida descrizione dei caratteri, la costante, la gentile, la dolce, la maestosa, la piccina, e lo scarto di clima che accompagna, con sinistra musica, il riferimento all’odioso vizio del Cafone di sedurre e abbandonare le verginelle, fanno di quest’aria un irripetibile e forse irripetuto esempio di espressività musicale. Per dirla ancora con Goethe “Quest’opera è unica nel suo genere e la morte di Mozart ha distrutto ogni speranza di poter vedere mai più qualcosa di simile.”

Alla fine dell’indagine, il redattore può quindi trarre la conclusione che il Cafone, oltre ad essere affetto da sindrome maniaco-depressiva, soffre anche di schizofrenia: oggi è Werther e soffre per amore di una donna, domani è Don Giovanni e ne seduce 2.065 in giro per il mondo.

Ma soprattutto quest’oggi il redattore deve chiedere scusa a Marco Bradipo, per due motivi.
Il primo, per aver sottratto a sua insaputa informazioni intime e per averle rese pubbliche senza il suo consenso.
Il secondo, per aver sospettato delle sue scarse capacità di seduttore e sciupafemmine, fatto che con tutta evidenza, risulta palesemente falso.

Pertanto, con la limpidezza e la probità che lo contraddistingue, e volendo restituire al Cafone quel che è del Cafone, il Nuovo Redattore ha chiesto al solito Edegardo er monnezzaro di rappresentare la di lui costernazione per quanto accaduto e porgere a Marco Bradipo, le sue più sentite scuse.

A Cafò, sto Novo Redattore nun aveva capito ‘n cazzo. T’ha dovuto ‘nculà er diario pe capicce quarche cosa. Te prego, o devi scusa’. Anzi….m’ha chiesto pure si je poi da l’agendina coi numeri de telefono, che se ne vò tromba quarcuna pure lui. Che je devo dì? Famme sape’……