Mia zia Ines ha fatto Action Directe

La mia cara zia, Ines Zanchetta, 67 anni di Gallarate, ha finalmente coronato il sogno di una vita: liberare Action Directe, il mitico, durissimo tiro in Frankenjura aperto nel lontano 1989. La realizzazione viene dopo la ripetizione della stessa via da parte di Said Belhaj, dopo che Alfio del bar sotto casa ha pescato una trota di due metri e mezzo alla maranella di Tor Cervara e dopo che Alvaro, il meccanico di Viale Marconi, ha passato una notte di sesso sfrenato con Jennifer Lopez nel capanno del bilancione di Ostia.

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Said Belhaj ripete “Action directe, Action directe, Action directe, Action directe….”

La zia Ines non è una climber professionista ma ha all’attivo alcune salite di pregio come Conto Scoperto (6c) al Monte de Paschi e Pago Pegno al Monte di Pietà (6b+) quest’ultima realizzata per far fronte alle spese per il corredo della nipotina.

Ho parlato con mia zia la quale mi ha dato qualche dettaglio in più su questa realizzazione a dir poco inconsueta. «Eravamo andati a Frankegiura con lo zio Ermete, Don Ivan, la Franca, la Nives, il Giova e gli altri della parrocchia per una visita al santuario di San Gullich, quando nel bosco ho visto questa roccia bellissima e ho deciso di salirla. Ho chiesto a gesti ad una signora tedesca, che era lì e lavorava all’uncinetto, se poteva farmi sicura con il filo di cotone e appunto con l’uncinetto. “Si romperà?” le chiedo. Ha fatto il segno della croce e ha subito accettato. Così ho cominciato a fare i primi tentativi: il lancio mi è venuto quasi subito, ma i monoditi prima dell’uscita mi scivolavano, forse perché la sera prima avevo preparato l’impasto per i canederli insieme alle altre sorelle parrochiane di San Gullich. Comunque dopo circa 30 minuti, al sesto tentativo, sono riuscita a salirla tutta senza cadere». E brava la mia zietta!

Subito dopo la pubblicazione della notizia su 8a.nu, si sono scatenati i soliti odiatori e leoni da tastiera che non credono a mia zia. Vergogna!

All’origine dei dubbi, dicono loro, c’è il fatto che la zia Ines non sia stata in grado di dire come si chiama la signora che le faceva sicura. Ma Santi Numi! In primo luogo, la zia Ines, non dice le bugie! In secondo luogo: la zia parla bene il dialetto della Brianza ma poco l’italiano, figuriamoci il tedesco. Ma soprattutto: lei cucina, prega e arrampica solo per se stessa: non deve rendere conto a nessuno né di quanto prosciutto mette nell’impasto dei tortellini, né di cosa fa in parrocchia con Don Ivan quando lo zio Ermete va alla bocciofila, né tanto meno se ha fatto o no la rotpunkt di Action Directe!

Peraltro, il 25 ragazzi della nostra redazione, dopo soli 45 giorni di ricerche, sono riusciti a contattare l’assicuratrice tedesca: si chiama Anke Bucien e l’abbiamo rintracciata attraverso l’account Istagram del fratello del cugino del nonno dell’ex marito della vicina di casa della sua compagna di banco del liceo. Anke è una tranquilla signora settantenne di Norimberga, anche lei in gita domenicale nello Jura Francone.

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Anke Bucien, al lavoro con l’uncinetto con il quale ha fatto sicura a zia Ines

«È stata una emozione grandissima fare la sicura a Ines sul 9a. Saliva come una libellula, nonostante i suoi 84 chili e la gotta che l’ha fatta penare per calzare le scarpette. Sono certa che Nostro Signore l’ha aiutata perché senno’, che Dio mi perdoni, cor cazzen che la faceva».

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